Quando l’aspetto esteriore non è ottimale e, ad esempio, ciò viene percepito ed evidenziato da qualche conoscente incontrato dopo un certo periodo di tempo, è probabile che ci si trovi in una condizione critica che nella Medicina Cinese viene chiamata “turba dello Shen”. Questo stato dello Shen, generalmente può essere dedotto dalla mancanza della vitalità, della luminosità che caratterizza una piena salute, dalla poca chiarezza mentale, si può legare a uno squilibrio psico-fisico e spesso accompagnarsi a un abbassamento delle difese immunitarie che favorisce l’insorgenza delle malattie.
L’espressione “perdita dello Shen” sottolinea appunto come in tale situazione per riacquistare la salute, e più precisamente ancora in senso preventivo per evitare di ammalarsi, occorra prima riacquistare lo Shen.
Per fare ciò bisogna accrescere il Qi, l’energia vitale; Qi Gong significa proprio questo: accumulare Qi, o meglio, “Riempire”.
Si dice più precisamente che il Kung Fu protegge il Qi, il Qi Gong lo accumula.
Il Qi Gong, al pari del Kung Fu, è contemporaneamente esercizio e allenamento e, come tale, legato indissolubilmente alla necessità di una corretta architettura corporea, lo Xing, una geometria perfetta che rispetti le leggi della fisica e consenta al Qi di scorrere correttamente in ogni direzione.
Lo Xing, la forma corporea, costituisce il contenitore del Qi; potremmo identificarlo in un “tubo” e il Qi con “l’elemento gassoso” contenuto che lo percorre: se il tubo è realizzato male, il Qi si disperde o non riesce a fluire armoniosamente ovunque come dovrebbe.
Diversamente dal Kung Fu però, ove la concentrazione fisica e soprattutto mentale sono al massimo, prima di praticare gli esercizi di Qi Gong occorre vuotare la mente, applicare pertanto lo stesso principio della meditazione, per contribuire a ristabilire l’equilibrio ottimale tra staticità e dinamismo della mente.
Si può percepire così una sorta di “allegria della mente”, una serenità interiore, un benessere profondo assolutamente distante dall’ilarità che si esprime ridendo, una condizione di assoluto benessere mentale avvertita dal praticante.
Per riempire il corpo di Qi occorre naturalmente creargli uno spazio, aprendo i meridiani del corpo, e questo si realizza mediante l’allungamento del jin (cioè legamenti, tendini, ecc.)
Occorre precisare però che l’allungamento, pur prevedendo per ciascuno il raggiungimento della massima estensione del jin attraverso la pratica più assidua, non va mai comparato tra praticanti. Trattandosi di un obiettivo legato alla salute, al benessere, non deve provocare problemi, ma deve essere adeguatamente calibrato sulle possibilità individuali; per ognuno il proprio massimo si relaziona a costituzione, corporeità ed età. Allungare al massimo significa quindi lavorare con dedizione e serietà ma fermarsi prima di provocare un danno e il limite che non va oltrepassato può conoscerlo solo il diretto interessato, che deve abituarsi ad ascoltarsi e gestirsi con criterio.
La comparsa di un dolore o di una tensione durante la pratica o ancora un disturbo, una limitazione, possono indicare un impedimento, un nodo, che proprio grazie all’allungamento sarà possibile sciogliere.
Se correttamente praticato, l’allenamento del Qi Gong, funziona come un auto-massaggio, favorisce lo scorrimento del Qi, per questo va sottolineato che il Qi Gong esprime un elevato livello della sua efficacia nella prevenzione, più che nella cura delle malattie.
Accumulare il Qi e farlo circolare correttamente costituisce il miglior modo esistente per conservare una salute vigorosa.
In definitiva Meditazione, Qi Gong e Kung Fu servono per pulire la mente dall’energia negativa; l’energia del Qi scorre lungo i meridiani del corpo e se il suo flusso viene impedito, alterato, o interrotto, malattie e problemi saranno sempre in agguato.
Considerazioni di un allievo
Dopo tanti anni di pratica delle arti marziali, grazie al Maestro Shi Yan Hui ho potuto coronare uno dei sogni più importanti della mia vita, quello di venire in contatto con la Cultura Shaolin.
Il Kung Fu di Shaolin, in particolare, ha il vero sapore di un’arte antica, avente a che fare con l’istinto dell’uomo, che armonizza la sua esistenza con la natura circostante; possiede qualcosa di ancestrale, di originario, che fonde insieme semplicità e raffinatezza, arte pura con bisogni essenziali, felicità interiore ed esplosione fisica; non c’è nulla di più vicino all’istinto animale al cui regno apparteniamo tutti come esseri umani; fonde il desiderio di fraternità tra esseri della stessa specie, esorcizzando ogni tipo di violenza, con l’istinto di preservare la vita e la salute del singolo individuo.
Ma soprattutto dona la via per raggiungere una condizione esistenziale che non ha prezzo e che con nulla può essere paragonata: l’equilibrio tra la mente, il corpo e anima.
Con il passare degli anni di pratica si percepisce chiaramente che esso non rappresenta più la meta, l’obiettivo, ma il mezzo grazie al quale affrontare la vita. Si dice infatti che per i primi 3 anni il praticante impari il Kung Fu, e che per il resto della vita sia il Kung Fu a guidare il praticante, proprio a testimoniare l’indispensabilità che con il tempo questo assume nell’esistenza.
Il Kung Fu dei monaci Shaolin coesiste con il Qi Gong e con il Chan rappresentando un unicum assoluto che punta al raggiungimento dell’equilibrio tra Corpo e Spirito.